Il Portogruarese, nel 2020, ha perso oltre un quarto delle assunzioni rispetto all’anno precedente, con un saldo fortemente negativo di 3.000 unità stimato già a fine settembre., secondo l’analisi di Veneto Lavoro. Tuttavia, grazie al blocco dei licenziamenti, la situazione occupazionale del Veneto orientale si può definire “piatta” con una riduzione delle assunzioni stagionali e una flessione dei contratti di somministrazione. «Le impressioni e i report in possesso confermano una stagnazione del rapporto assunti/licenziati nel corso del 2020 - commenta Siro Martin, presidente di Confartigianato Imprese Veneto Orientale -. In questi mesi di pandemia, il divieto di procedere ai licenziamenti, sia individuali che collettivi, e il relativo utilizzo degli ammortizzatori sociali messi a disposizione dal Governo hanno sostanzialmente bloccato la normale vivacità occupazionale all’interno di quasi tutte le imprese. È mancato quasi del tutto il cambio di dipendenti tra un’azienda e l’altra e i timori della situazione economica internazionale, nazionale e locale hanno fatto registrare un numero limitato di nuovi ingressi nelle imprese che, anche in condizioni ottimali, stentano ad incrementare la propria forza lavoro».
Per quanto riguarda l’artigianato, in particolare, l’occupazione nel Portogruarese ha registrato un calo complessivo inferiore al 1%. I settori che hanno chiuso il 2020 con il segno “più” riguardano le costruzioni e tutto il comparto casa (+4%), ma anche il metalmeccanico (+2,40%) e l’autotrasporto (+0,85%). Il settore alimentare rimane abbastanza stabile (-0,40%), registrando una flessione della filiera turistica nelle località balneari di Caorle e Bibione, dovuta ad una stagione decisamente difficile. Al contrario, chiudono il 2020 in negativo il settore legno (-3,33%), i servizi alla persona (-9%) e le autoriparazioni (-3,6%). «Le cessazioni delle imprese sono state relativamente poche, ma con una quasi inesistente nascita di nuove attività artigianali - continua il presidente Siro Martin -. Complessivamente, la pandemia ha creato difficoltà in quasi tutti i settori artigiani e l’utilizzo degli ammortizzatori sociali ha attutito in maniera importante l’impatto con l’occupazione, anche se i pagamenti delle casse integrazione e di FSBA sono stati particolarmente lenti e le disposizioni normative sulle relative domande hanno creato non poche difficoltà agli operatori e, di conseguenza, anche a lavoratori e imprese. Nel periodo marzo/maggio, circa l’80% della forza lavoro delle aziende nostre associate ha dovuto utilizzare gli ammortizzatori sociali Covid-19; attualmente alcuni settori rimangono ancora in difficoltà, ma fortunatamente solo una piccola minoranza necessita di questa protezione sociale. Ad oggi le imprese interessate da FSBA e Cassa Integrazione Guadagni sono poco più del 11%. Complessivamente i dipendenti sospesi o ad orario ridotto sono il 7,94% del totale degli occupati nel settore artigiano del Veneto orientale, nella maggior parte dei casi con una riduzione dell’orario di lavoro dal 30 al 50%». Il mercato del lavoro è stato però sostanzialmente “drogato” dal blocco dei licenziamenti, che terminerà il prossimo 31 marzo e che potrebbe creare in generale, all’indomani di questa scadenza, diverse difficoltà dal punto di vista occupazionale.