Due giorni fa presso l’Azienda Agricola Le Carline di Belfiore si è tenuto il I Simposio Culturale sul mondo del Bio, voluto e organizzato dal titolare Daniele Piccinin, produttore da più di vent’anni di vini biologici esportati in tutto il mondo. Nell’occasione, esperti del settore e medici specializzati hanno presentato agli astanti le principali differenze esistenti oggi tra agricoltura biologica e biodinamica, tra vino biologico e naturale, tra vino biologico e convenzionale. «Il mondo del biologico – ha detto Daniele Piccinin, presentando la tavola rotonda – è in evoluzione. Le leggi cambiano e c’è bisogno di un’informazione chiara e corretta per tutti. Abbiamo organizzato questo Simposio per tentare di chiarire eventuali dubbi o curiosità in proposito». A moderare l’incontro è stata chiamata da dottoressa Cristina Collodi, esperta di marketing e comunicazione. Uno dopo l’altro, poi, si sono susseguiti gli interventi della dottoressa Cristina Micheloni – agronomo, vicepresidente AIAB e coordinatrice scientifica del Progetto Orwine –, dell’enologo Orazio Franchi, del medico Massimiliano Degenhardt, del sommelier e biologo Paolo Chinellato e dei produttori di prodotti Bio Marcella Tresca e Alessandro Strada.
Occorre chiarezza
«Il mondo del vino – ha detto Cristina Micheloni – è entrato a pieno titolo tra gli argomenti principali delle nostre discussioni. Fino a qualche decennio fa, il Italia, la preoccupazione maggiore era quella di scegliere tra un vino bianco e uno rosso, o al più con o senza bollicine. Oggi invece le cose sono notevolmente cambiate. Siamo passati da un vino-alimento a un vino-cultura. Questo è stato reso possibile grazie ad una critica enogastronomica sempre più attenta ed esigente, e grazie alla necessità di dover comunicare i vari territori in maniera più organica e professionale. In questo mare magnum – ha concluso la dott.ssa Micheloni – regna sovrana la confusione e gli attori di questo mondo si trovano nella necessità di improvvisare rincorrendo un mercato che cambia spesso direzione». «Sovente – ha continuato Daniele Piccinin – la comunicazione del vino è sfalsata e contiene in sé una dose di falsità eccessiva che non aiuta il comunicatore ad orientarsi. Per fare un esempio, oggi troviamo i vini convenzionali da un lato e l’universo dei cosiddetti vini naturali dall’altro, quest’ultimo suddiviso in vini biologici, vini biodinamici o vini naturali propriamente detti. A questo punto la confusione aumenta e le risposte diminuiscono. La definizione di vino biologico da un punto di vista normativo è storia recentissima (2012), pertanto le regolamentazioni sono ancora poco solide».
Vini naturali, biodinamici o biologici?
Nel caso del biologico il produttore deve aderire a dei controlli di certificazione che garantiscano che non vengano usati in campagna prodotti chimici o di sintesi. La biodinamica contiene invece un aspetto più ampio e filosofico, dove il produttore cerca di armonizzare nel proprio podere tutti gli elementi che ad esso appartengono, distinguendo la materia tra lo stato minerale, lo stato acquoso, lo stato gassoso e lo stato del calore. Il produttore di vino naturale si pone esattamente in mezzo alle predette tipologie di vini. «In alcuni casi – ha spiegato Cristina Micheloni – il produttore si definisce naturale per non prendere posizioni precise e quindi per riuscire ad avere un comportamento libero di utilizzare o meno i prodotti chimici a seconda della situazione».
Un aiuto più concreto ai consumatori
Ma perché è necessario distinguere le suddette tipologie di vino? «Perché il vino – ha risposto Daniele Piccinin – non è quello che appare e perché le normative non aiutano il consumatore a sapere veramente il contenuto del vino. La retro etichetta riporta solo pochi elementi come il contenuto volumetrico dell’alcol e la presenza o meno dei solfiti. Il punto è che oggi, nel 2013, sarebbe forse il caso di informare finalmente con chiarezza il consumatore. Noi produttori di vino biologico non abbiamo la pretesa di dire che il nostro vino è migliore degli altri, ma chiediamo con forza che ci sia correttezza da parte di tutti, e che arrivi un’informazione più esaustiva su cosa contengono e su come vengono realizzati i vini naturali, biodinamici e quelli biologici».
Giulio Serra