Immerso nella pianura, al confine tra le province di Pordenone e Venezia, in un “Friuli non troppo Friuli” come osservava Pier Paolo Pasolini, Cordovado si presenta come un sito ricco di testimonianze storiche e artistiche di indubbio valore. Un luogo che conserva alcune delle stratificazioni storiche avvenute nel tempo, consentendo al visitatore di muoversi tra vestigia medievali, palazzi rinascimentali e ville ottocentesche.
Il toponimo (curtis de vado) designa un complesso agricolo (curtis, corte) che sorge in prossimità del guado (vadum, guado) su un antico ramo del Tagliamento. Secondo la vulgata diffusa degli storici la storia di Cordovado affonda le radici nell’età del bronzo, quando il territorio fu sede di un castelliere protostorico nella zona denominata borgo castello, mentre i reperti archeologici testimoniano la presenza di insediamenti in epoca romana. Attorno all’XI-XII secolo il luogo fu fortificato dai vescovi di Concordia, diventando così la città-castello più importante della pianura, sede di poteri civili e militari. Il castello fu incendiato nel 1418 con l’arrivo dei Veneziani, ma i vescovi di Concordia mantennero il loro dominio su quelle terre fino al Settecento.
Il nucleo storico del sito si articola in tre principali ambiti: il complesso del castello medievale, l’area dell’antica pieve di Sant’Andrea e il santuario della Madonna delle Grazie. L’area fortificata del castello medievale è il risultato di modifiche succedutesi nel tempo, in particolare tra Sei e Ottocento; al suo interno trovano spazio costruzioni interessanti come Palazzo Ridolfi, Palazzo Bozza Marrubini, Palazzo Agricola. All’interno della cerchia muraria sorge Palazzo Freschi Piccolomini, elegante complesso fatto edificare tra il 1669 e il 1704 dai nobili Attimis, imparentati con i Ridolfi, già capitani del luogo. Del castello si possono ammirare alcuni brani di mura con il bastione, il fossato esterno, le due torri portaie, di cui quella settentrionale sormontata dalla torre dell’orologio. La pieve di Sant’Andrea, massiccia costruzione romanico-gotica, sorse dopo la terribile devastazione della peste del 1454; l’indicazione del portale (1477) attesta probabilmente la data di ultimazione dei lavori. Costituisce uno scrigno di meraviglie, tra cui ricordiamo un antico pulpito in legno e gli affreschi del presbiterio e dell’abside. Infine, il santuario di Madonna delle Grazie, piccolo gioiello barocco incastonato tra i palazzi Mainardi e Cecchini. Eretto nel 1603 su un luogo di apparizione della Madonna, ha mantenuto inalterato il suo apparato decorativo costituito da statue, stucchi, affreschi e tele di vari artisti. Nelle adiacenze del santuario sorge il convento dei padri domenicani, la cui costruzione iniziò nel 1711.
Sulla bellezza di questi luoghi si è soffermata la penna dello scrittore Ippolito Nievo, che nelle pagine delle Confessioni ritrae con pennellate suggestive l’atmosfera tranquilla e serena che si respira, sottolineando come la località sia in grado di regalare ai visitatori “giorni tranquilli, sereni e dolci”. Merita menzione la fontana di Venchieredo, sita al confine con il comune di Sesto al Reghena, luogo “romito, calmo e solitario”. Si tratta di una piccola polla sorgiva, da cui sgorga un ruscello che scorre all’interno del Parco Letterario intitolato a Ippolito Nievo. Leggiamo dalle pagine delle Confessioni: “Le nostre fantasie rivedevano i tranquilli orizzonti delle praterie fra Cordovado e Fratta, le belle acque correnti in mezzo a campagne smaltate di fiori, i cespugli odorosi di madresilva e di ginepro, i bei contorni della fontana di Venchieredo cogli ombrosi sentieruoli e i freschi marginetti di musco”.
In località Gruaro sorge il complesso dei mulini di Stalis. Piccolo villaggio legato alla storia dell’abbazia di Sesto al Reghena e degli insediamenti rurali che crebbero nei suoi domini, costituisce un’attestazione concreta dell’importanza delle attività agricole come risorsa insostituibile per questi territori. Inoltre, due luoghi attigui al Santuario della Madonna testimoniano il complesso rapporto instaurato nei secoli tra comunità e ambiente: i Prati della Madonna, una distesa erbosa con piante d'alto fusto, e il Parco dei Domenicani, che si estende nei pressi del convento in un’area adibita dai frati a frutteto, orto e luogo di preghiera.
Sul versante degli eventi culturali si segnala la rievocazione medievale, che quest’anno ha raggiunto la XXVI edizione (27 agosto-4 settembre). Un’occasione imperdibile per tuffarsi nell’atmosfera del Trecento tra animazioni, mercatini, sfilate in costume, feste rionali (celebre il palio che vede rivali i rioni di Villa Belvedere, Borgo, Suzzolins, Saccudello). L’idea di organizzare una manifestazione come veicolo di valorizzazione storica si concretizza nel 1986, anno della ricorrenza celebrativa per gli 800 anni di storia “ufficiale” di Cordovado. Il nome della località (plebem de Corderado) è infatti citato nella bolla papale di Urbano III, datata 13 marzo 1186, in cui sono menzionati i possedimenti soggetti alla giurisdizione dei vescovi di Concordia. La "Rievocazione storica e Palio dei Rioni" è divenuta negli anni un appuntamento atteso nel panorama delle iniziative regionali, occasione di incontri e dibattiti culturali oltre che strumento di diffusione delle conoscenze sulla storia e geografia del territorio.
Dal 2005 Cordovado è inserita nell’elenco dei Borghi più belli d’Italia, poiché considerata località di particolare pregio e qualità urbanistica e storica che conserva una precisa identità storica del sito. Un riconoscimento tributato a una località in cui si misura con mano l’inestricabile fusione tra ambiente, paesaggio, storia e civiltà e in cui non risulta per nulla scalfita quell’armonia di cui sentenzia il Nievo nel suo romanzo: “Son luoghi che fanno pensare agli abitatori dell’Eden prima del peccato”.