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di ENZO
TRENTIN
Sebbene il
significato etimologico sia controverso, il termine greco tyrannos appartiene al linguaggio dell’Asia
minore. Lo ritroviamo, per la prima volta, nella metà del VII secolo a.C. in
una poesia di Archiloco di Paro, in riferimento al re della Lidia, Gige, che
regnò tra il **********7 e il *************** circa. Occorre tuttavia precisare che gli antichi
Greci importarono e adottarono un termine che meglio fissava un modo di
comportarsi di un signore o di un sovrano, non un sistema di governo. (*****)
Nell’antica Grecia, pian piano il termine “tiranno” iniziò a rappresentare una
figura crudele, riflesso e simbolo della degenerazione personale del potere.
Per Aristotele, precisamente, la tirannide era un sistema di governo in nome
dell’interesse personale e non del bene comune. A questo concetto si sovrappose
il significato di comando arbitrario e illimitato coniugato al ricorso alla
coercizione. In sostanza, tiranno sarà chi esercita il potere conquistato illegittimamente,
vale a dire sfornito di titolo legale, in modo ingiusto, assoluto e violento.
Per i Greci e i Romani la caratteristica del tiranno non è tanto l’uso smodato
della crudeltà, quanto dell’hybris,
l’empietà che porta all’abuso e all’arbitrio. Come si fa a non rimandare alla
mente l’odierna partitocrazia del “Malpaese”?........
E nel caso del “Malpaese” non
è ozioso ricordare che la Costituzione del ******************** non fu mai approvata dal
popolo. Legale quindi, perché come le altre le leggi se le fa la partitocrazia,
ma illegittima perché non condivisa dal popolo!.....
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