Nei rapporti ben proporzionati delle superfici lisce e dei vani, nell'equilibrio delle membrature, nella purezza dei profili e delle sagomature, nella pittoricità di movimento, si avverte il respiro d'una architettura ferma e austera, senza artifici e senza alcuna ricercatezza di preziosità. Così si esprimeva, in un giudizio sintetico, lo Zovatto nei confronti ell'edificio noto come Villa Comunale. Non si conosce la data di costruzione, anche se viene attribuito a Guglielmo de Grigis da Alzano detto il Bergamasco (1480? - 1550), per cui si può collocare alla metà del sec. XVI. Guglielmo svolse la sua attività non solo a Venezia, dove si era trasferito dal Bergamasco (terra soggetta a S. Marco), ma anche a Padova, Treviso e, appunto, Portogruaro. Il palazzo fu commissionato al Bergamasco da Antonio Frattina. I nobili Frattina, che si dicevano discendenti dagli Squarra, una delle più antiche famiglie portogruaresi, attestata già nel XIII sec., vollero ricordare questa ascendenza anche nella costruzione del loro palazzo eretto su fondamenta tracciate "sotto squara"; perciò le colonne del porticato presentano le basi e i capitelli di forma romboidale e di conseguenza la loggia del piano nobile, posta trasversalmente, forma con la parte che si trova sopra il portico stesso un angolo ottuso, cioè superiore a 90°, come scrive il Nodari. La proprietà passò di mano in mano lungo i secoli. Tra il 1919 e il 1923, l'allora proprietario Giancarlo Stucky vi apportò notevoli modifiche: fu costruito lo scalone marmoreo che porta al piano nobile, e l'intero edificio fu rialzato, con la costruzione della soffitta. Nel 1935 la proprietà passò ai Marzotto, e nel 1973 al Comune di Portogruaro.
La Villa misura m 35,50 di fronte, m 25 di profondità e m 14,50 di altezza. Anche questo, come moltissimi palazzi portogruaresi, era affrescato con figure, satiri, cavalli e altri mostri affreschi che nel 1893 erano tutti scomparsi. Nell'atrio al piano terra della Villa sono stati di recente collocati i busti di Vittorio Emarmele II, voluto dal Consiglio Comunale nel 1878, opera dello scultore fiorentino Fantacchini, quello di Giuseppe Mazzini, realizzato nel 1947 da Valentino Turchetto e quello del poeta concittadino Fausto Bonò (1832 - 1890) realizzato nel 1892 dill'udinese Leonardo Liso. Nel sottoportico della foresteria sono stati collocati due medaglioni in marmo di Giuseppe Garibaldi e di Camillo Cavour voluti dal Consiglio Comunale nel 1882. Sia questi sia i busti di Vittorio Emanuele II e di Mazzini si trovavano fino al 1965 circa nella sala consiliare del Municipio.
Accanto alla Villa sorge l'Oratorio di S. Ignazio, eretto nel 1682 per volontà di Giulio Tasca in segno di graritudine per la salute recuperata, come si può leggere nell'iscrizione sopra la porta d'ingresso, quando non è occultata dalla folta vite del Canadà. All'interno si conserva una pala con S. Ignazio e la Vergine supplicati da un bambino. Si tratta evidentemente del giovane Tasca che ringrazia S. Ignazio. Riguardo all'autore non si sono avanzate attribuzioni se non quella ad Antonio Carneo, sulla base di considerazioni cronologiche, stilistiche e soprattutto per l'uso del colore, caldo ma tormentato da filamenti luminosi. Sul retro della Villa Comunale si apre un vasto parco, di circa tre ettari, che è in collegamento diretto con la stazione degli autobus e un ampio parcheggio. Nel parco sono presenti 66 specie di piante, tra arboree, arbustive e rampicanti. Sono purrroppo scomparsi, a causa del cancro colorato, i maestosi esemplari di platano che caratterizzavano il parco ancora negli anni '70.
A proposito della Villa Comunale c'è da aggiungere che, secondo accreditate fonti locali, questo palazzo abbia ispirato Ippolito Nievo che lo prese a modello della "casa Frumier", nel cui salotto era ospite il ceto nobile e colto di Portogruaro.
Brano tratto da "Portogruaro" di Roberto Sandron con l'autorizzazione dell'Associazione Pro Loco Portogruaro