La zona del Portogruarese, situata nell'estremo Veneto e confinante con il Friuli, possiede una cucina veneta, umile e familiare che porta il profumo ed il gusto della terra, perchè il sapore dei cibi conserva il ricordo della terra dove siamo nati e da dove essi provengono.
Essa si muove tra ricette, sapori e aromi semplici, si allaccia alle tradizioni, alle feste e ia riti regiosi e agrari ed alla offerta alimentare della produzione locale.
Ora il frenetico ritmo moderno della vita operativa dei componenti di uno stesso nucleo familiare ha portato ad un assopirsi di queste regole; il pranzo domestico collettivo alla stessa ora non è più possibile, se non in importanti occassioni.
Il trovarsi "tutti a tavola" è sempre più difficile.
Questo cambiamento ha portato anche ad un mutamento nella preparazione dei cibi, ora tutto è programmato, precotto e standarizzato, il gusto appiattito ed uniforme.
Chi si ricorda più il classico piatto di "pasta e fasioi" preparato come a suo tempo "col pesto" (battuto di lardo, cipolla e prezzemolo), le lasagne fatte in casa? "I risi e bisi con la bondiola" del giorno de "l'Ascensa"?
La polenta cotta sul fuoco di legna e... magari con un leggero profumo di "brustolin"?
Questi sono cibi un pò dimenticati e di cui si vorrebbe recuperane valori e sapori.
La cucina Portogruarese, che conserva un'eredità dello spirito mercantile veneziano, convive in armonia sia con i prodotti del mare sia con quelli della terraferma.
Si passa dai saporiti e genuini affettati "de casada" al "museto e nerveti", dalle profumate e fumose zuppe di verdura "coi ossi" ai "risi e bisi", dai "bigoi in salsa" al brodo "de galina" per arrivare ai "risi coi bruscandoi" e si continua con "i lessi misti" con gli arrosti di pollame e vitello, con "el figà a la veneziana".
La gustosa trippa alla parmigiana, con le saporite "brisiole e luganeghe de porsel"; i freschi pesci del nostro mare in padella o alla brace ci evocano dolci ricordi ove impera una rustica "terrina de sarde in saor" o un profumato piatto de "bacalà".
Queste immagini culinarie genuine e domestiche vengono a portarci la fumosa e delicata polenta, bianca o gialla che sia, semplice o "brustolà" da tutti considerata la regina incontrastata per assaporare questi nostri piatti.
Le "fugaze", le crostate e le "fritole" a carnevale chiudono questo nostro alato "menù" ove il vino nostrano porta una nota di allegria.
Si alternano sulle tavole a senconda del gusto i vari: Tocai, Merlot, Cabernet, Riesling, Pinot Bianco e Pinot Nero ad accompagnare ogni piatto per valorizzare il loro sapore. Ogni pietanza va a bracetto con un'altra in un afusione splendida, ma miglior sposa per il "bacalà", in qualsiasi maniera allestito, è la polenta e pensando a questa prelibatezza è doveroso ricordare il poeta veneto Agno Berlese che diceva:
Chi xe ghe ga inventà
polenta e bacalà?
Disèmelo creature,
'sto nome, 'sto portento
che toga le misure
per farghe un monimento.
Tratto da Cittadove - 1992