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Annotazioni
Recitato un “de profundis” per la “morte” delle Risorgive
09-10-2011

Nel marzo del 2003, con clangor di timpani e squilli di tromba la Provincia di Venezia “istituiva” il parco regionale di interesse locale dei Fiumi Lemene e Reghena e dei laghi di Cinto. Ezio Da Villa, allora Assessore alle Politiche Ambientali della Provincia di Venezia, giustificava questa scelta come una nuova forma d’uso del territorio “come strumento concreto per lo sviluppo sostenibile”. Questo primo tassello, non continuò anche per l’ormai storica e sterile volontà si solipsimo che anima da sempre quasi tutti i Comuni del Mandamento, sicuri che “l’unione non fa la forza” anche se proverbio e storia assicurano il contrario.

Da Villa sosteneva che il sistema fluviale “Lemene-Reghena”, l’area del bacino di pertinenza di questi due corsi d’acqua contigui e l’insieme dei territori che si estendono tra l’alta pianura dei fiumi Livenza, Tagliamento e la laguna di Caorle, “costituiscono una delle regioni più integre e significative, dal punto di vista naturalistico, dell’intera provincia di Venezia”.
“Si tratta – prosegue – di una vasta area in cui il patrimonio naturale, plasmato dall’azione di innumerevoli forme d’acqua, si addensa, si conserva, si sviluppa ed evolve in relazione con una presenza umana secolare che ha saputo manifestarsi fino ad oggi in forme meno invasive rispetto al resto del Veneto, componendo un paesaggio con ampi orizzonti di suggestiva bellezza”.
L’assessore assicura che il parco eviterebbe l’indistinta “marmellata  dell’urbanizzazione diffusa”, e, regolandole, permetterebbe le tradizionali attività dell’uomo, in primis l’agricoltura, rendendole anzi economicamente più importanti per tutta una serie di attività che sarebbero di grande attrazione per moltissimi “naturalisti” attivi e per tanti altri cittadini. Da sottolineare infine che questo primo parco Reghena Lemene Laghi di Cinto (che è anche il titolo di un volume edito da Nuova Dimensione da cui sono tratti alcuni stralci di esperti)  “seguendo il percorso dei fiumi da cui prenderà il nome, potrebbe  fondersi in un vero grande parco capace di abbracciare la laguna di Caorle e la parte di mare che ha contribuito a formarla”. Un piano fattibile e di enorme interesse naturalistico, turistico, di difesa dell’ambiente e di attrazione dei cittadini.

Come scriveva a suo tempo Ivo Simonella, attualmente assessore verde e vigile “Maginot” (ma funzionante) contro i tentativi degli speculatori edili di assalire, per puro businnes, centro storico, dintorni e contado, “secoli di storia non hanno portato, come avvenuto altrove, alla cancellazione degli elementi caratterizzanti l’ambiente e il paesaggio naturali” (120 ettari: n.d.r.). Simonella, quando scriveva queste note, su cui concordiamo totalmente, sembrava ispirato dai versi immortali del Poverello di Assisi, San Francesco: “/Laudato sii, mio Signore, per sora acqua/, la quale è molto utile, e umile, e preziosa e casta/”; e sempre per questo estremo limite del Veneto Orientale osservava: “le acque sono ancora limpide e fresche, quasi ottime (almeno a nord di Portogruaro); le campagne circostanti sono ancora alberate”.
Conclude con un nobile auspicio, che tutto si concretizzi presto; ma  purtroppo questo “parco” ha il difetto di non essere stato realizzato; non solo ma pare che oggi la Provincia sia passata in mano ad altri politici di altre maggioranze che non sembrano credere opportuno dare priorità a questo progetto, che tale rimane. Quello di Simonella, che riportiamo subito, rimane solo un auspicio: “Salvaguardare l’equilibrio estetico del paesaggio fluvio-rurale , garantire le caratteristiche di purezza delle acque, tutelare la flora e la fauna legate a questi fiumi  non può che essere un obiettivo irrinunciabile  per una società ricca ed evoluta, e l’istituzione  di un parco naturale lo strumento più idoneo”.
Purtroppo questo auspicio è rimasto solo un “flatus vocis”, direbbero gli antichi, un “soffio di voce”, un bellissimo sogno per i bambini e nulla più.

Nel 2003 il parco fu “disegnato” con l’intento che successivamente avrebbero  dovuto essere nominati i componenti dell’ “ente parco”, al fine di dare  realizzazione al progetto,  persone che avrebbero dovuto formalmente e concretamente organizzare il parco, regolarne le attività, promuovere iniziative di richiamo, fare del parco non un “castra” inaccessibile, ma uno spazio aperto da vivere, attraversare, respirare e vedere. Unico divieto di ingresso alle agenzie  immobiliari, alcune delle quali sarebbero capaci di coprire i corsi d’acqua per innalzare, non lodi a Dio, ma terrificanti condomini con tanti alloggi, tanti soldi, moltissimi soldi. Non è possibile? Lo hanno già fatto a Portogruaro e qualcuno evidentemente ha dato il permesso. Dove? In centro storico, in via Camucina, che prende il nome dalla Fossa Camucina che un tempo iniziava dall’ingresso secondario dell’Oratorio per finire dentro un corso d’acqua che poi sfociava  nel Lemene . La prima parte sfuggì alla copertura, la seconda fu brutalmente cementificata solo per permettere una raccolta di fabbricati che non sono proprio belli a vedersi. E a viverci? Comunque ad ognuno i suoi gusti. Con l’acqua si è fatto anche di peggio: non moltissimi anni fa.
Con tutti i permessi in regola, compreso anche quello della Giunta di Portogruaro, si arrivò in borgo San Giovanni, subito dopo la Porta Torre, a coprire con il solito cemento un pezzo della fossa di circonvallazione della città, fossa che dovrebbe essere vincolata, solo per dare spazio ai clienti di un negozio poggiato addosso a una parte della Torre.

Perché un titolo da “de profundis”? Nella settimana dal 29 settembre al 9 ottobre è stata organizzata la seconda festa delle Risorgive - Parco dei Fiumi Lemene Reghena e Laghi di Cinto, con una ventina di manifestazioni. Non mi sembra opportuno alzare un “Te Deuum” al cielo, sapendo che il parco (sognato) nel 2003, manca ancora di un “Ente Parco”, senza il quale tutto rimane nella carta, come un bambino nato morto. Scusatemi il pesante e inelegante confronto. O era più indicato, come ho suggerito nel titolo, un “De profundis” per la caduta di una grande idea di un grande parco che avrebbe dovuto arrivare fino alla laguna di Caorle? Mentre non riesce neppure a decollare un parco di 120 ettari, un pezzettino del  Portogruarese?

Devo alla cortesia dell’arch. Elena Vida, dirigente dell’Ufficio Turistico di Portogruaro, la possibilità di essermi informato su un argomento che avevo seguito nel 2003, una data lontana una vita. Troviamo a volte, tra i dirigenti, persone preparate e molto più disponibili verso i cittadini, rispetto ai politici, specie parlamentari che non abbiamo assolutamente eletto e che pertanto non ci rappresentano.

Ugo Padovese


(immagini di Fotoreporter - Portogruaro)

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